venerdì 27 gennaio 2012

Pesche Melba e Pavlova. Quando le donne ispirano dolcezza.

Inizio a convincermi che anche la cucina rientra nel campo delle arti. Vedendo la questione in quest'ottica, lo stereotipo del cuoco un po' ignorante, grassoccio, sempre sudato per via del calore dei fornelli e un po' goffo nei movimenti, lascia definitivamente spazio nel mio immaginario ad un'icona di gran lunga diversa. Ora come ora mi immagino un cuoco-artista, con il tocco delicato e raffinato, sensibile e capace di trasmettere se stesso e le sue emozioni attraverso il sapore e la presentazione delle pietanze. Rivaluto l'aspetto creativo e spirituale di questa professione e di coloro che la svolgono.

Ho rivisto la mia opinione sulla figura del cuoco dopo aver scoperto due curiosi aneddoti di cui sono protagonisti due famosi cuochi del passato e due star, rispettivamente del canto lirico e della danza.

Mi riferisco al famosissimo soprano Helen Porter Mitchell, in arte Nellie Melba ( in onore della sua città Melbourne) alla quale lo chef August Escoffiersuo grandissimo ammiratore, dedicò un dolce al cucchiaio a base di pesca, chiamandolo appunto PESCHE MELBA. Infatti, le pesche e i lamponi, ingredienti fondamentali della ricetta originale, erano i frutti preferiti del soprano, così come la vaniglia era il gusto di gelato che più amava. E come se questo gesto non fosse abbastanza,lo chef pensò di presentare il dessert alla Mitchell in modo davvero originale e scenografico.

Ripensando al maestoso cigno mitico che apparve nel primo atto del Lohengrin di Wagner, che avevo particolarmente apprezzato, le feci servire, al momento opportuno, delle pesche disposte su di un letto di gelato alla vaniglia, all’interno di una coppa d’argento incastrata tra le ali di un superbo cigno scolpito in un blocco di ghiaccio e ricoperto da un velo di zucchero filato. (dalle memorie di August Escoffier).

Io mi rassegno, stonata come sono non mi dedicheranno mai nulla :-(
La ricetta originale la trovate qui https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:n5Q1EcP3nYMJ:www.cucinastorica.eu/pdf/pesca-melba.pdf+pesche+melba+escoffier&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEEShXndz2GT5lqCmUQyE_cualX9DUiSz3SKtqvPBG3CXED1L3ONco7j3RNFRHAXQ7iwX-PcMJ50c6NSalYwk25xxuOx8bZL5nAaa-m0BOpOkhLHH4SxfX0Xjwhbsf526ZlPmZ6tCx&sig=AHIEtbQ5knkrZS0D3gV6tcAxdHr2wtaaLg

Vi avevo parlato di due aneddoti e non mancherò alla parola data, dopo la lirica facciamo posto alla danza. Siamo in Nuova Zelanda, i protagonisti della storia sono la ballerina russa Anna Pavlova e un cuoco, di cui non sappiamo il nome. Durante un tour della ballerina in Nuova Zelanda, venne creata in suo onore questa torta che ad oggi, uno dei più tipici dessert australiani.
Gli ingredienti sono semplici e davvero simili, se non uguali, a quelli dell' Eton Mess di cui ho già parlato in un altro post.
Ma niente da fare, anche nella danza classica sono un disastro e dovrò trovare altri meriti per avere anch'io la mia Torta della zia Lety...

Infine, mentre scrivevo mi é venuta in mente un'altro famoso prodotto da forno che prende il nome da una donna: la Luisona del Bar Sport di Stefano Benni, in onore della quale Beppe Grillo aveva proposto, sulla scia del V-day, anche il "Luisona Day"http://www.beppegrillo.it/luisona_day.php
. Ed essendo Benni uno dei, se non IL, mio autore preferito, vorrei citarvi un passo che parla della Luisona:


"Al bar Sport non si mangia quasi mai. C’è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali ormai le conoscono una per una.(...) Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacrario. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: «Hanno mangiato la Luisona!». La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo. La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena un'ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era vendicata.
[Stefano Benni, Bar Sport, Mondadori, 1979]

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