lunedì 6 febbraio 2012

Leggendo Benni conobbi la cucina emiliana. Pane e farinacei.

Molti, anzi moltissimi di noi, credono che per mangiare etnico si debba rinunciare alla forchetta, arrabattarsi alla meno peggio con due bastoncini, ingerire pesce crudo o farsi intossicare dal piccante della cucina messicana o dalle spezie protagoniste di quella indiana. Io dico che non importa cambiare Paese o continente per scoprire sapori nuovi e piatti diversi da quelli che troviamo tutti i giorni nella nostra tavola, spesso basta solo allontanarsi dalla propria Regione. Sono golosa di novità culinarie ed editoriali e spesso mi piace unire le due cose, anche se con questo non intendo dire che amo fare briciole sopra i libri che leggo o ungere le pagine di olio e condimenti vari.
Mi piace conoscere le usanze e le cucine diverse dalla mia attraverso i libri. Impossibile immergersi in un romanzo di Banana Yoshimoto o Murakami Haruki senza che il germe della curiosità verso i piatti giapponesi non si insidi nella nostra mente e nel nostro palato... Impossibile emergere dalle avventure della famiglia Malausséne di Pennac senza la benché minima idea degli ingredienti tipici della cucina araba. Allo stesso modo, se si leggono i libri di Benni, si diventa familiare con la cucina emiliana.
Gli esseri umani, per quanto diversi fra loro, sono accomunati dal bisogno di nutrirsi, tutti mangiano, ma ognuno personalizza la sua alimentazione. Così gli eroi e le eroine di Banana Yoshimoto gusteranno rumorosamente dei soba mentre quelli di Benni si metteranno il tovagliolo al collo e ci daranno dentro con il ragù alla bolognese! Libro che leggi, cucina che trovi!

Al momento sto leggendo, o meglio rileggendo per la terza e non credo ultima volta, "Saltatempo" di Stefano Benni (http://it.wikipedia.org/wiki/Saltatempo) e condivido con voi i cibi, appartenenti alla categoria "Pane e farinaci", in cui mi sono imbattuta nel corso del romanzo.

MISTOCCHINE: dolce tipico della tradizione romagnola. Impasto di farina di castagne e acqua, o anche latte in alcune ricette, profumato e aromatizzato con l’anice. Vengono cotte sulla piastra e consumate ancora calde. Sono per certi versi simili al NECCIO toscano, anche se quest'ultimo non viene aromatizzato all'anice, ma farcito di ricotta, come se fosse un cannolo!





CRESCENTINE: possono essere due cibi diversi, a seconda della città dell'Emilia Romagna in cui ci si trova. A Bologna, per crescentine, si intende ciò che a Modena viene chiamato "gnocco fritto" e in altre città "torta fritta".  Mentre in generale, per crescentina, si intende un tipo di focaccia morbido tipico del Modenese. La ricetta é molto semplice: impasto di grano duro, agente lievitante (bicarbonato o lievito), sale, latte e acqua e questo prodotto da forno é particolarmente adatto ad essere farcito con i salumi, sia quelli di Modena che non.

TIGELLA: Anche se con il passare del tempo, il termine "tigella é diventato sinonimo di "crescentina", in realtà  inizialmente indicava solo il disco rotondo su cui venivano cotte quest'ultime. In pratica un errore di vocabolario é entrato nella norma, consolidato dall'uso e adesso le "crescentine" vengono chiamate anche "tigelle".

I tre prodotti tipici che vi ho descritto, riportano ad una realtà, quella vissuta in prima persona dai nonni e dai genitori più in là con l'età. Erano anni in cui non si aveva la possibilità né economica, né concreta di andare al supermercato e trovare ogni sorta di cibo inscatolato. Le donne facevano tutto, o quasi, a mano. Certo, avevano anche il tempo e la necessità di farlo...ma questo é un altro discorso.
Immaginatevi soltanto il focolare, il crepitio della legna che arde e il calore che ne scaturisce, quel calore buono che ti entra dentro, ma pericoloso al punto di poterti bruciare. Immaginatevi una famiglia numerosa, affamata, il padre e la madre per il lavoro manuale e i ragazzi stremati dai giochi e dai compiti scolastici. Riuscite a vederli radunati intorno al focolare su cui da una parte cuociono le mistocchine e dall'altra nella tigella, una sopra l'altra, separate da qualche foglia di castagno essiccate, si dorano le crescentine.

Oppure provate con la fantasia ad andare indietro di una cinquantina di anni... state camminando per la strada...In prossimità dei crocevia, entro un riparo di fortuna dagli spifferi e dal freddo, illuminata da una flebile luce, magari quella di una candela, la venditrice di mistocchine vi propone uno dei suoi dolci. Nonostante siano stati fatti da un po', sono ancora caldi poiché la venditrice le ha conservate nel paniere di legno coperte da un canovaccio, per evitare che si disperdesse il calore.
Già mi sembra di sentire il profumo di anice che riempe questo blog :-D

Spero di aver sfatato lo stereotipo che, anche per via delle vacanze in Riviera in Emilia Romagna si mangia solo la piadina... Come potete vedere crescentine e piadina si contendono il primato ad armi pari! Per farvi un riassunto visivo: ecco qua un'immagine che non ha bisogno di didascalie.
Questa é l'Emilia Romagna:  


1 commento:

  1. complimenti per il blog, stavo cercando delle utili idee e qui ho trovato molte cose interessanti

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